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La nascita dei soldatini - I: il mistero dei soldatini "gonfiati"
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Écrit par - Webmaster   

Sin da bambino una delle grandi curiosità che tenevano occupate la mia fervida mente era capire come fosse possibile realizzare dei soldatini così piccoli e pure così verosimili e ricchi di dettagli (e si parla degli Atlantic, che a guardarli oggi...). Molto presto iniziai i miei esperimenti di autocostruzione, prima con la plastilina (con risultati che si possono ben immaginare) poi addirittura con gli stampi: quanti soldatini avrò sciolto sulla fiamma della cucina tentando di ricavarne la plastica per un incredibile tentativo di colata in un improbabile stampo in gesso (o era cemento?!)...
Le sperimentazioni cessarono quando scoprii che esistevano soldatini perfettamente identici nei minimi particolari a quelli in scala HO che riempivano le mie giornate, ma quasi tre volte più grandi!
Il mistero dei "giganteschi" 1/32 era irrisolvibile per un ragazzino di 10 anni, ma capivo che i grandi avevano delle conoscenze superiori (ma perché papà, nonni e zii non volevano rivelare il segreto per "gonfiare" i giocattoli?) e bisognava attendere per poter raggiungere il più elevato grado della conoscenza.
Così misi da parte il problema e poi i casi della vita, si sa, mi portarono lontano dal mondo dei piccoli omini di plastica.
Tuttavia il tarlo era sempre lì e di tanto in tanto nuove conoscenze acquisite nel corso degli studi (dalle medie alla specializzazione post-laurea, quanta strada ...e quanti libri!) venivano messe in un cantuccio pronte per essere adoperate nella elaborazione di teorie via via più raffinate e sempre meno improbabili.
Col tempo, intanto, erano arrivati anche i soldatini di piombo per giocare con "i grandi", e con loro i primi scambi di informazioni dirette e i primi tentativi con stampi, gomme siliconiche (fatte arrivare dalla Francia tramite amici degli amici), leghe a basso punto di fusione (realizzate con piombi da pesca e stagnola dei tappi di spumante), stucchi per modellare (dalla pasta di sale al Das, agli stucchi epossidici), etc... etc... Tuttavia il problema delle "scale" rimaneva!

Arriviamo finalmente nell'epoca di Internet: grazie a questa fonte inesauribile di informazioni i vari pezzi del rompicapo hanno trovato la loro collocazione ed oggi il problema sembra risolto.
Tuttavia sono sicuro che sono ancora tanti coloro che si sono posti le mie stesse domande ma non hanno ancora trovato risposte certe: ecco perciò che è nata l'idea di una serie di articoli per condividere le mie conoscenze sulla realizzazione dei nostri beneamati compagni di gioco.

Iniziamo con il chiarire come vengono realizzati in generale i soldatini di plastica e come vengono ottenute le differenti scale.
I soldatini di plastica morbida, o polietilene, nascono generalmente come sculture di grosse dimensioni, tra i 15 ed i 20 cm, realizzate in materiali modellabili come la plastilina, la cera, il Fimo o gli stucchi epossidici.
Benché si adoperi il termine di scultura, si tratta più propriamente di modellazione in quanto il materiale viene aggiunto per fasi successive su di uno scheletro di filo di ferro o simili. Normalmente si realizzano fino ad una ventina di "bambolotti", tra i quali successivamente verranno scelti i 10-15 che abitualmente vanno a costituire la serie di pose inclusa in una scatola; ma agli estremi ci sono anche scatole con solo 6 pose (come gli italiani della Airfix) o con 48 soldatini tutti in pose diverse (come in alcune produzioni della Strelets-R).

fig 2 - Revell German Pioneers fig 3 - Accurate French Knight

Le figure 2 e 3 mostrano alcuni di questi master (li riconoscete?) realizzati dalla B.F.N Model di Bill Farmer, uno dei principali scultori mondiali che vanta la realizzazione di molti set per conto di Revell, Imex, Accurate Figures, Matchbox e HaT: sul sito (http://www.users.globalnet.co.uk/~bnf/index1.htm) oltre ad essere raffigurati alcuni dei lavori realizzati, viene brevemente descritto il procedimento dalla modellazione alla realizzazione dello stampo finale.

Una volta scelti i soggetti ne viene realizzato un primo stampo in gomma (questo sarà oggetto di un successivo articolo) dopodiché finisce la fase artigianale ed inizia quella industriale, fuori dalla portata di noi semplici appassionati.
Lo stampo, e non la scultura, deve essere infatti ridotto alle dimensioni finali e contemporaneamente deve essere "trasformato" in metallo.
Per questo si adopera un pantografo 3D affidato ad un operatore esperto: semplificando, questo strumento è dotato di un braccio che segue il profilo dello stampo e di un braccio, collegato al primo con un sistema che consente di amplificare o ridurre lo spostamento, dotato di una fresa che riproduce la forma in un blocco di metallo (figure 4 e 5).

fig 4 - pantografo 3d fig 5 - pantografo 3d

Una volta replicati in piccolo, i singoli blocchetti che costituiscono lo stampo vengono uniti a formare lo stampo finale con tutti i figurini ed i canali per il passaggio della plastica (sprue), che vengono poi riprodotti tramite l'iniezione sotto pressione dei granuli di polietilene colorato sciolti a caldo.
Questo metodo risulta molto costoso, ma -oltre a consentire di ottenere da un unico modello soldatini identici in diverse scale (abitualmente 1:72 ed 1:32)- salvaguarda anche il valore del capitale, in quanto gli stampi metallici sono molto duraturi e possono essere rivenduti: come noto Italeri, Heller, Hat e Nexus hanno acquisito e ristampano regolarmente numerosi set di Esci, Airfix e Atlantic che hanno anche più di 30 anni!.
Inoltre, benché determini una leggera perdita di dettaglio in seguito alla riduzione delle dimensioni, questo sistema facilita di molto la vita dello scultore ed era praticamente una scelta obbligata prima dell'avvento degli stucchi epossidici che permettono di lavorare con precisione su modelli molto piccoli: infatti oggi alcune ditte, rinunciando alla possibilità di ottenere repliche in differenti scale, sembra che realizzino i masters direttamente nella dimensione finale affidandosi alle più economiche gomme siliconiche per la produzione in serie.
Sul sito della Strelets-R ( www.strelets-r.com) è possibile vedere alcuni immagini dei masters in cui sono ben visibili le dimensioni ridotte e -in certi casi- anche i fili che costituiscono le armature dei modelli.

fig 6 - Masters Strelets-R



Gli svantaggi di questo metodo produttivo, soprattutto per gli acquirenti, riguardano l'armonia generale dei figurini (che risultano più "tozzi" e meno proporzionati rispetto a quelli scolpiti in grande formato) ed una minore profondità dei dettagli; il vantaggio è quello di avere più scelta in quanto molte più ditte possono accedere ad una produzione di massa a costi ragionevoli: a voi la scelta!
Prossimamente ci occuperemo della realizzazione di stampi in gomma per la fusione con i due principali metodi: a colata ed a centrifuga.