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V. Shpakovsky and D. Nicolle, Medieval Russian Armies. 1250-1500
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Écrit par Pino Cossuto   

Viacheslav Shpakovsky and David Nicolle, Medieval Russian Armies. 1250-1500, Osprey Publishing, Men at Arms n. 367, Oxford, 2002, pp. 48, ISBN 1 84 176 234 2


Durante il XIII secolo tre grandi avvenimenti, naturalmente strettamente correlati tra loro, sconvolsero le terre russe e favorirono il cristallizzarsi e il compattarsi dei differenti principati verso una forma statale unitaria: l'avvento dei Mongoli, l'inizio della trasformazione identitaria dell'elemento cumano-kıpçak (fattore importante in questo senso fu l'islamizzazione), e l'attacco portato da Occidente, dai Cavalieri Teutonici cattolici, alle terre russe.
La necessità stessa di difendersi da nemici esterni, organizzati e motivati e dotati di differenti tecniche belliche, su fronti vastissimi e diversi, obbligò i Russi a perfezionare ed adattare il proprio stile polemico e a cercare un modus convivendi valido tra i differenti principati.
In un periodo di circa 200 anni infatti, tra il 1228 ed 1462, secondo lo storico russo M. S. Soloviev, la Russia fu impegnata approssimativamente in 300 conflitti, 85 dei quali comprendenti battaglie campali di grandi dimensioni, oltre a 80 assedi di città russe.
Alla descrizione dell'evoluzione e della mutazione degli eserciti russi e della struttura difensiva delle loro città e fortezze, durante questo perenne stato di guerra "difensiva", è dedicato questo recente lavoro di David Nicolle e Viacheslav Shpakovsky, ricchissimo, come consolidata consuetudine della Osprey, di immagini in bianco e nero (ben 50!), 2 mappe e 8 splendide tavole a colori, rappresentanti 19 armati, di Angus Mc Bride.
Una cronologia accurata degli avvenimenti, che va dal 1259 (inizio del regno di Alexandr Yaroslavič Nevskij) al 1501 (anno della "riscossa" russa: invasione della Livonia e sconfitta dell'Ordine Teutonico e una bibliografia consistente, utile per approfondimenti basilari su temi specifici (sovranità, censimento, genealogie, ingerenza turco-mongola nell'esercito dei Rus'), aiutano puntualizzare al meglio la situazione delle terre russe, soprattutto in relazione agli avvenimenti coinvolgenti l'Orda d'Oro (sovrana del A Kulikovo i Russi dimostrarono di aver imparato non poco dai loro nemici, sia dagli occidentali che dagli orientali, fondendo il meglio delle differenti tradizioni. I Russi avevano spade lituane, corte lance tedesche (sulit), elmetti tatari e circassi (p. 11).
Ma circa vent'anni dopo, a causa della vittoria tatara di Edigey Bagatur sull'esercito russo-lituano-tataro sul fiume Vorlsk (12 agosto 1399) armato anche di bombarde, archibugi e balestrieri avvenne una "inversione di tendenza" e una progressiva "orientalizzazione" dell'esercito russo (p. 12-13) che interesserà tutto il secolo seguente.
Le sciabole rimpiazzeranno infatti le spade e verranno introdotti scudi tondi. Questo tipo di armamento diverrà addirittura preminente nella cavalleria dopo il 1455 (p. 13). Allo stesso tempo ci sarà l'adozione sempre più massiccia, nella fanteria, delle armi da fuoco.
Da p. 14 gli Autori iniziano una dettagliatissima descrizione delle differenti armi: il giavellotto, la clava e la mazza, l'ascia, la spada e la sciabola, il kançar e lame e coltelli di altro tipo, la balestra (usata massicciamente dal 1240) e elmetti, tra i quali di rilievo è il shishak, sorta di "sotto elmetto" (p. 19). Interessanti sono le note sull'uso cerimoniale dell'ascia detta berdish (p. 15).
Naturalmente numerose immagini e descrizioni didascaliche accompagnano il testo.
Si passa poi, da p. 20, ad una accurata descrizione delle fortezze, dei forti e delle torri in pietra.
Da p. 22 si descrive l'altissimo grado di ingegneria raggiunto dai Russi nella costruzione delle fortezze in legno. La descrizione delle macchine da assedio (p. 33 e ss.) principalmente di origine cinese, condotte in Russia tramite i Mongoli invasori, fa comprendere ulteriormente il peso avuto dai Tatari nella concezione della guerra d'assedio dei Russi.
La descrizione delle armi da fuoco, utilizzate dapprima a scopo difensivo, parte da p. 34.
Interessante è l'uso dei cannoni in una delle tipiche tattiche polemiche della steppa, nota fin dalla Battaglia di Adrianopoli, quella delle formazioni di treni di carri.
In generale, come fanno notare gli Autori nelle conclusioni, i Russi adottarono armi e tecniche turco-tatare contro gli Occidentali, e fecero il contrario contro i Tatari, mettendo a frutto una situazione di svantaggio traendo il meglio da quanto le due tradizioni polemiche utilizzavano contro di loro.
Le tavole di Angus Mc Bride mostrano (le descrizioni sono a p. 47) nei dettagli: A1) un cavaliere della Russia occidentale (1250-1300); A2) un boiaro di Pskov; A3) un cavaliere della Russia sud-orientale; B1) un balestriere russo (1250-1325); B2) cittadino miliziano; B3) arciere leggero; C1) cavaliere leggero della Russia occidentale (ca. 1350); C2) cavaliere pesante della Russia orientale; C3) cavaliere della milizia di Novgorod; D1) nobile (metà del XIV secolo); D2) fante da Suzdal; D3) balestriere (fine del XIV secolo); E1) cavaliere della Russia orientale (1375-1425); E2) tamburino a cavallo; E3) principe in armatura; F1) cavaliere pesante della Russia occidentale (XV secolo); F2) Nobile cavaliere di Novgorod; F3) fante (fine del XV secolo); G1) cavaliere moscovita (primi del XV secolo); G2) cavaliere pesante moscovita; G3) fante moscovita; H1) arciere a cavallo moscovita; H2) moschettiere moscovita; H3) ufficiale moscovita.

Il primo capitolo (p. 6-14) descrive appunto buona parte delle campagne e delle battaglie che coinvolsero i Russi nel XIII-XV secolo.
Tra i cambiamenti rilevanti del periodo certamente vanno segnalati i seguenti: le armate russe del periodo della sovranità mongola erano capaci di una velocità di movimento stupefacente: 80 km in un giorno e 60 se accompagnate da macchine da assedio (p. 7)!
Al tempo stesso elementi di armatura tipicamente mongoli, quali ad esempio la protezione a placche per la cavalcatura, cominciarono ad essere adottati fin dal periodo di Daniil di Galich, intorno alla metà del XIII secolo, così come si assisterà alla graduale sostituzione delle tradizionali fortezze in legno con quelle in muratura.
La necessità di protezione dagli Occidentali cattolici portò l'esercito russo a limitare le differenze sociali e ad aggregare quasi tutti i maschi abili alla guerra in funzione difensiva. Gli Autori descrivono alcune delle maggiori battaglie contro Svedesi e Teutonici (p. 7-9) e lo sviluppo, presso i Russi, di macchine da guerra d'assedio atte a conquistare le poderose fortezze in pietra degli Occidentali.
Nel XIV secolo gli Autori tracciano una ulteriore tappa nell'evoluzione delle armi russe.
Innanzitutto vi è una collaborazione di gruppi Mongoli alle varie guerre portate dai Russi anche contro gli Occidentali, ma questo non implica l'assenza di una originalità e una identità propria delle armate russe.
Originalità che contribuì, tramite l'impiego massiccio di fanterie provenienti dai ranghi dei contadini e degli artigiani a fianco della cavalleria, alla vittoria di Kulikovo Polje contro i Tatari (all'epoca pressoché completamente cumanizzati e quindi, in un certo senso, differenti nell'equipaggiamento militare dei loro predecessori del periodo di Batu e Nogay), nel 1380, che gli Autori descrivono esemplarmente (p. 9-14).

Giuseppe Cossuto Ph.D. (http://digilander.iol.it/cossuto) si occupa da anni di storia dei popoli turchi e dell'Est Europa. Ha pubblicato due libri (e sta per pubblicarne un terzo: "Tracce turche in Europa", una raccolta di sue ricerche sulla presenza dei Turchi in Europa) e ha all'attivo numerose ricerche e pubblicazioni su riviste internazionali.

Crede fermamente che se ci fossero più soldatini e meno soldati, nel mondo ci sarebbero più colori e meno cadaveri.