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E' solo questione di numeri... (quanti siamo a giocare a wargame?)
(3 voti)
Écrit par Affinati   
Ma quanti siamo a giocare a wargame?



Talvolta gli esseri umani sentono il bisogno di contarsi, lo Stato lo fa periodicamente lanciando una campagna di censimento che quasi mai ha il successo che si spera, perché la gente non ama farsi contare, di dare notizie su quanti bagni o piani doccia possiede e perché alla fine qualunque dato è sempre soggetto a diverse interpretazioni.
Non è un caso che la statistica sia una scienza a tutti gli effetti; senza bisogno di andare oltre, in complesse teorie, anche i wargamer italiani vorrebbero sapere quanti siano in realtà a giocare o a interessarsi a questa loro attività.
E' bene dire subito, che non vi sono schedari o anagrafi che diano un quadro esatto della nostra situazione nazionale, è però vero che possiamo arrivare ad una possibile teoria che dovrebbe essere molto vicina alla verità.

Partiamo da alcuni dati certi, la Federazione Italiana Wargame conta un numero di aderenti intorno al centinaio, l'altro organismo federativo, cioè l'Associazione Giocatori Wargame, dovrebbe essere stimato intorno alle trenta unità, ma con un bacino di utenza molto più ampio, e qui veniamo alle prime teorie induttive, cioè alle possibilità di interesse.
Il numero di coloro che sentono il bisogno di iscriversi a enti o organismi federativi è decisamente microscopico, rispetto invece ai solo semplici circoli o club nazionali, perché in questa realtà troviamo già un aumento considerevole di partecipanti.
In parole povere, le federazioni hanno pochi iscritti mentre i circoli ed i club italiani possono confidare su un numero decisamente più considerevole di partecipanti, senza contare le sole manifestazioni, che individualmente riescono ad attrarre, nei soli fine settimana, qualche centinaio di interessati visitatori.



Una totale di cinquanta club di wargame in Italia, con una media di 20 soci, produce un totale di 1.000 affiliati, se a questi aggiungiamo il cosiddetto indotto, si dovrebbe facilmente arrivare a toccare i 3.000 veri appassionati, il cosiddetto zoccolo duro.
Viene spontaneo però chiedersi da chi è rappresentato quel cosiddetto indotto, cioè quella differenza di 2.000 appassionati, la realtà è più semplice di quanto si pensi, perché in teoria quella differenza in positivo è data anche dai giocatori di wargame fantasy, cioè da coloro che amano ambientazioni fantastiche e non legate a vicende storiche reali, oltre ad essere ammiratori di eserciti e campi di battaglia ben colorati e scenograficamente d'effetto.
A questo punto, però i conti non tornano, perché se alcune case straniere si muovono per produrre scatole ed accessori tradotti in italiano e con relativo impegno finanziario, per solo una clientela di un paio di migliaia di appassionati, tale manovra risulterebbe in deficit fin dall'inizio.
In pratica, case distributrici come la Games Workshop, non entrano con le loro scatole colorate e di successo, come "Warhammer" o "Il Signore degli Anelli", in un mercato misero, bensì devono contare su una clientela che non può essere inferiore ai 10.000 clienti.
Molto spesso il giocatore di wargame, nella sua esperienza di gioco, annovera qualche partita o accostamento al genere fantasy, è fatale, perché la curiosità è parte integrante del bagaglio culturale del wargamer, stesso discorso può valere anche in senso contrario, una volta avvicinatesi ad un sistema o passione, risulta probabile una conversione allo storico.
Nessuna seria ed affidabile casa distribuitrice, che abbia intenti economici e che si muova in ambiti professionali validi, entra in campi che abbiano un limitato gruppo di possibili clienti. Tenendo conto, che ultimamente un sempre maggiore numero di dispense dedicate al mondo storico-militare è approdato alle edicole, ci si potrà fare almeno un'idea sulle cifre in ballo.
La De Agostini (una delle maggiori società specializzate nel settore), la Del Prado (casa madre spagnola) ed altre ancora si sono gettate nel settore di soldatini di piombo o armi da collezione, in volumi di storia militare ed uniformologia, non prima di aver effettuato una accurata indagine di mercato, cercando di sapere quali fossero le passioni e gli hobby degli italiani ed il loro numero diviso in categorie, in maniera da sondare l'eventuale mercato con prodotti mirati e di facile impatto. Questa non è la sede adatta per parlare e capire il fenomeno delle edicole trasformate in venditrici di tazzine, presepi, case di bambole, coltelli e cucchiai, automobiline, trenini ed immancabilmente soldatini, ci piace però sapere che il nostro mondo è inaspettatamente presente nelle passioni degli italiani.
Raccontata in sintesi, una piccola parte della nostra teoria, dobbiamo quindi giungere alla conclusione, che l'indotto o bacino di utenza, intorno al quale il mondo del wargame italiano prende vita è rappresentato da circa 10.000 possibili appassionati.
Qualcuno leggendo questa cifra, potrebbe rimanere scettico oppure non rimanere soddisfatto, ed anch'io infatti ho cercato di spingere più in là le mie ricerche, cioè una volta accertato il numero variabile di wargamer italiani, che conoscano più o meno approfonditamente l'argomento, ho voluto tentare di farmi un'idea sul numero totale degli appassionati del "genere". Anche questa volta, ci dobbiamo mettere d'accordo sul significato da dare alla parola "genere", cioè il tentativo di allargare al massimo la grande famiglia di coloro che sono appassionati alla simulazione, allo studio, al collezionismo di oggetti che hanno a che vedere con il mondo della guerra.
Tolta alla parola guerra quanto c'è di terribile, e precisato che non c'è metodo migliore di evitare la guerra che di studiarla, rimane senza dubbio strano che si voglia disconoscere il reale e serio interesse di numerosi italiani verso la militaria nel suo complesso.



Il wargamer italiano fa parte di una famiglia enorme, composta da innumerevoli entità, che ancora oggi si guardano in cagnesco oppure non si guardano affatto, ognuno così preso dal suo hobby da non sapere nulla del proprio vicino di casa.
Prendete un contenitore e virtualmente riempitelo con tutti i wargamer italiani di fantasy o storico, con tutti i collezionisti di soldatini in plastica ed in piombo di qualunque dimensione o scala, metteteci i giocatori di boardgame (dal Risiko ai prodotti GMT), infilateci poi gli appassionati di wargame o di giochi di strategia su computer, inserite gli amanti dei libri o delle riviste storiche e militari (Storia Militare, Medioevo, Templari, Aviazione, Soldatini, D&P, A.I.E., ecc.) oppure tutti coloro che amano il renactment o l'uniformologia, guardate con giudizio anche i partecipanti al soft air ed i visitatori dei musei storico-militari, e nonostante tutto vi accorgerete che talune categorie sono ancora rimaste fuori dal nostro calderone. I dati statistici vi diranno, che per vendere almeno 10.000 dispense in edicola ogni quindici giorni, bisogna puntare su un bacino di utenza intorno alle 50.000 unità, poiché superato il primo entusiasmo, il numero dei clienti fissi registra matematicamente un calo omogeneo e facilmente verificabile.
Queste cifre per noi rappresentano i possibili appassionati, cioè coloro che potrebbero diventare veri e propri wargamer, anche solo di passaggio, questo è il nostro futuro, perché fino adesso non sia diventata una realtà, ma solo una eventuale e remota possibilità, fa parte della nostra mentalità.
La masochistica volontà di ghettizzarsi, di coltivare il proprio orto senza ricercare ulteriori alleanze o adesioni, motivata dal fatto che nessuno di noi possiede la bacchetta magica e soprattutto la capacità professionale di creare profitto e mercato, da quello che solo per noi italiani rimane una semplice e striminzita passione.
C'è bisogno di fabbricanti italiani di soldatini ed accessori, di un sempre più maggiore numero di negozi specializzati sparsi su tutto il suolo nazionale, di sempre nuove associazioni di wargame, di riviste, insomma di quello che gli esperti chiamano "mercato".
Ecco perché ogni singola iniziativa individuale di creazione di impresa, specializzata nel settore wargame, dovrebbe essere considerata una vera e propria oasi di pace e fonte di delizia.
In conclusione, in Italia abbiamo un bacino potenziale di appassionati in forte crescita, le cifre ci dicono questo, eppure ci sembra di non essere preparati per approfittarne e che nessuna struttura sia pronta ad accogliere e gestire questa sana e genuina occasione.