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Carri armati tedeschi e italiani nella II^GM - VII^ Parte
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Écrit par Mario Ragionieri   

Riprendiamo la situazione del fronte russo nel punto dove l’avevamo lasciata nel capitolo IV e cioè l’interruzione della battaglia di Kursk dovuta essenzialmente allo sbarco alleato in Sicilia ma anche alla presa di coscienza da parte tedesca che era impossibile battere i russi in quel punto così ben difeso.
I comandanti germanici (Manstein in primo luogo) erano però convinti, anche senza un successo effettivo ottenuto sul campo, di essere riusciti ad impegnare il grosso delle forze sovietiche e di averle messe in difficoltà tanto da poter dedicare il resto dell’estate al consolidamento delle posizioni conseguite. Disse infatti von Manstein “Speravamo di aver dato al nemico una tale lezione nel corso di Zitadelle, da poter contare su un periodo di respiro in questo settore del fronte tanto che il mio Gruppo di Armate aveva deciso di ritirare un contingente di forze corazzate abbastanza consistente da quella zona, in modo da rinforzare il settore del Donetz”.

Effettivamente la quasi totalità dei carri tedeschi venne ritirata da Kursk e smistata altrove; le poche unità che rimasero in zona già indebolite dalle perdite subite in combattimento, furono ulteriormente decurtate di carri perché questi vennero inviati nelle officine per la manutenzione e la riparazione. I tedeschi avevano due grossi centri di manutenzione uno a Carkov e l’altro a Bogodukhov che si trovarono ben presto sovraccarichi di lavoro tanto che ai primi di agosto i carri e i semoventi bisognosi di riparazioni furono inviati nelle officine di Kiev. I problemi delle riparazioni e dei pezzi di ricambio era molto più grave per i tedeschi che per i russi; infatti mentre i tedeschi avevano impegnato in combattimento vari tipi di carri (PzIII, e IV, Tiger e Panther e tre tipi diversi di semoventi, Ferdinand, StuG III e Marder) per non parlare delle varianti, il grosso delle forze corazzate sovietiche era costituito da un solo tipo di carro il T 34.



Adesso von Manstein disponeva di ben pochi carri e resosi conto di questa situazione, cercò immediatamente di racimolare quello che poteva per rinforzare il 3° Panzerkorps; ottenne in effetti la 3° Panzerdivision che era in buone condizioni, ma il suo obiettivo era quello di ottenere le unità corazzate inquadrate nelle SS Panzertruppen, ma per avere questo occorreva il permesso diretto di Hitler. Iniziò una serie di ordini e contrordini per l’indecisione effettiva di dove era meglio impiegare le divisioni corazzate SS; alla fine Hitler ordinò a Manstein che le truppe fossero impiegate non sul Donetz come previsto inizialmente ma contro le posizioni russe sul Mius poiché egli, per pura o semplice intuizione, (nessun comandante al fronte condivideva questa opinione) riteneva probabile una nuova offensiva sovietica tra Rylsk e Belgorod. L’intuizione si rivelò incredibilmente esatta!
Nello stesso periodo la situazione in cui versavano le unità sovietiche era sicuramente migliore di quella tedesca nonostante le perdite subite durante la battaglia di Kursk; infatti le divisioni schierate continuavano ad essere 35 come all’inizio dello scontro e anche il numero di carri a disposizione era salito al 75% delle dotazioni iniziali. Il 5 luglio i russi allineavano a Kursk 3800 carri che erano scesi nel corso della battaglia a meno di 1500 intorno alla metà del mese per risalire poi ai primi di agosto a 2750 unità. Vatutin riuscì ad avere inoltre tre reggimenti di artiglieria semovente composti da SU-85 e Su-76 questi ultimi incorporati nelle unità di fanteria come lo erano gli Sturmgeschutz per i tedeschi.
Le prime avvisaglie di una offensiva sovietica si ebbero già verso il 17 luglio con una azione combinata nella zona del Mius; i tedeschi contrastarono l’azione con la 1° Panzerarmee di Machensen e la 6° armata di Hollidt che in una serie di combattimenti durati fino al 2 agosto portarono alla distruzione di circa 700 carri sovietici. Il 3 agosto i russi iniziarono la loro offensiva principale attraverso il “Fronte della Steppa” e il “Fronte di Voronezh” colpendo l’ala sinistra del Gruppo armate sud riuscendo a sfondare nel settore del 52° Corpo di fanteria; il 4 agosto cadde Belgorod. L’azione era stata preparata con la massima accuratezza e contava sull’appoggio delle bande partigiane che alle spalle del Gruppo Armate tedesco provocarono circa 400 interruzioni ferroviarie riuscendo a paralizzare completamente il traffico per 48 ore. Sottoposti a forte pressione da parte dei russi i tedeschi furono costretti a cedere terreno fino alla linea ferroviaria Sumy-Carkov; la divisione corazzata “Gross Deutschland” venne spostata nel teatro delle operazioni per tentare di tamponare almeno parzialmente la falla apertasi nel fronte tedesco. Dal 10 agosto fu investito il settore della 8° armata tedesca e l’11 i sovietici superarono il Donetz e si avvicinarono a Carkov da est e da sud-est; tre giorni dopo erano alla periferia della città che resistette per vari giorni finché non venne accerchiata anche da ovest dalla 5° armata corazzata della Guardia di Rotmistrov. Contemporaneamente si sviluppava una grossa battaglia tra le unità della 4° Panzerarmee e la 1° armata corazzata di Katukov; dall’11 al 18 agosto i tedeschi avevano ripreso il sopravvento e i carri di Katukov erano stati costretti ad arretrare per una ventina di chilometri lasciando sul campo un grosso numero di carri distrutti. Una azione condotta da un piccolo gruppo di combattimento ebbe un successo ancora maggiore confermando la validità dei concetti a proposito dell’impiego autonomo di unità corazzate ben equilibrate, cioè l’essenza dell’impiego dei carri in combattimento. I russi si trovarono in confusione e lasciarono, nella fuga, in mano ai tedeschi grosse quantità di materiali. Questo episodio impressionò lo stesso Zukov che nelle memorie scrive: ”Il 18 agosto l’avversario lanciò un contrattacco nel settore di Akhtyrka. Per stroncarlo fu fatta intervenire la 4° armata della Guardia inviata dalla riserva del Comando Supremo superiore agli ordini del generale Kulik. Purtroppo questo ufficiale non guidò nella maniera giusta la sua armata, e ben presto bisognò esonerarlo dal comando”. Questo episodio fu una goccia in un fronte lungo 100 miglia da Sumy al Donetz. Koniev attaccò impetuosamente Carkov che il 22 agosto fu perduta. Ma Koniev si arrestò dopo questo successo dando ai tedeschi il tempo per rimettere in piedi un fronte e rifornire le divisioni corazzate dei materiali necessari. Più a nord, le truppe tedesche indebolite per aver dovuto cedere unità al settore sud, subirono attacchi violenti ma riuscirono a contenerli cedendo Orel dopo aspri combattimenti e riuscendo ad effettuare un abile sganciamento senza perdere mai il contatto con le avanguardie russe che tentavano di sopravanzarle. Il 18 agosto la controffensiva russa si arrestò in tutto il settore. Scrisse in proposito Zukov nelle memorie che “Il lento sviluppo della controffensiva di tutti e tre i fronti consentì all’avversario di attuare una riorganizzazione delle proprie truppe, anche con l’afflusso di forze fresche prese da altri settori e di ritirarsi ordinatamente nel settore di Orel. Anche in seguito l’avanzata di questi fronti continuò ancora a ritmo lento non superando in media i 4 chilometri nelle 24 ore”.



Successi più evidenti furono invece conseguiti da Malinovski e Tolbuchin che erano riusciti a sfondare sia sul Donetz che sul Mius; alla fine di agosto il 29° Corpo d’Armata tedesco venne accerchiato nei pressi di Taganrog e riuscì a stento ad aprirsi un varco per rientrare piuttosto malridotto nelle linee tedesche. Il 3 settembre Manstein andò da Hitler per fargli conoscere la reale situazione al fronte e ottenere il permesso per un ripiegamento onde aggiustare la linea del fronte. Manstein non ottenne niente di concreto e soltanto quando le truppe sovietiche, alcuni giorni dopo, presero Stalino e investirono la zona industriale del Donetz, il Comando Supremo permise un ripiegamento sulla linea del Dnjepr peraltro non ancora fortificata. Koniev nel frattempo riprese la sua iniziativa nel settore della 4° Panzerarmee e il 48° Panzerkorps divenne l’obiettivo dello scontro. Sempre combattendo von Manstein riuscì a fare arretrare con ordine lasciandosi alle spalle la “terra bruciata”, cioè distruggendo e incendiando tutto quanto potesse servire ai russi. I tedeschi sapevano che solo raramente i russi avevano alle spalle colonne di rifornimento e quindi per i bisogni quotidiani utilizzavano le risorse del posto; bruciando e devastando tutto si costringeva i reparti sovietici a rallentare la propria avanzata. Durante il mese di settembre la 4° Panzerarmee continuò a ritirarsi verso ovest mentre la 1° Panzerarmee si attestò nella grande ansa del Dnjepr a Dnjepropetrovsk. Questa unità coprì fino all’ultimo il ripiegamento delle truppe che stavano abbandonando la testa di ponte del Kuban. Lo sgombero dal Kuban fu un grande successo logistico perché permise di ritirare senza perdite 202.474 uomini, 54.664 cavalli, 15.237 automezzi, 20.600 veicoli ippotrainati, 1.196 cannoni e 94.937 tonnellate di materiali e dotazioni. Nel settore nord i russi ricominciarono gli attacchi contro il Gruppo Armate Centro; il 17 cadde Brjansk e il 23 toccò a Smolensk le forze tedesche a questo punto erano tutte a ovest del Dnjepr. Il fiume per le sue dimensioni poteva rappresentare un ostacolo naturale per le armate sovietiche e sulla riva occidentale si attestarono i tedeschi nel disperato tentativo di fermare l’offensiva di Zukov.
Nel 1943 la produzione di mezzi corazzati da parte della URSS fu di circa 24.000 unità; queste quantità colmavano abbondantemente le perdite rilevanti patite dalle forze russe nell’intero anno e cioè: 2451 carri dal 1° gennaio al 13 aprile, 2300 tra il 5 e il 14 luglio, 2126 tra il 30 luglio e il 6 settembre solo per citare le più rilevanti. Il problema vero era rimpiazzare gli equipaggi perduti in quanto il periodo di addestramento era piuttosto lungo.



Le operazioni dell’autunno inverno 1943-1944
L’offensiva russa era ormai entrata nella fase più imponente ed esercitava una fortissima pressione lungo tutta la linea del Dnjepr. I tedeschi per difendersi costruirono imponenti fortificazioni su entrambi gli argini. La situazione comunque per i tedeschi restava fortemente precaria a causa delle infiltrazioni russe; tre teste di ponte erano state lanciate a metà ottobre da Koniev e attacchi pesanti erano stati portati in direzione di Krivoyrog, centro strategico per la siderurgia. Il 25 ottobre cadde Dnjepropetrovsk e in questa situazione Hitler convinto che centri come Nikopol e Krivoyorog fossero punti strategici da difendere a oltranza per la presenza di grossi impianti industriali, impartì categoriche disposizioni per la difesa di quell’area.; erano ordini che non rispondevano alla realtà della situazione sul terreno. Manstein era deciso ad evacuare l’area ma si scontò con la volontà di Hitler di difendere con tutte le forze a disposizione l’area industriale di Nikopol- Krivoyrog.
Il 2 novembre seguendo gli ordini del Fuhrer Manstein lanciò le sue forze in battaglia e fu un successo ma solo dal punto di vista tattico. Koniev fu costretto a fermarsi ma 500 chilometri a nord il Maresciallo Vatutin comandante del 1° Fronte Ucraino riusciva ad attraversare il Dnjepr dirigendosi verso Kiev; le sue forze erano imponenti e comprendevano 30 divisioni di fanteria, 24 brigate corazzate e dieci brigate motorizzate, per un totale di 700 carri contro le 30 divisioni e i circa 400 carri a disposizione dei tedeschi. Il 6 novembre Stalin annunciava la liberazione di Kiev. Ma i sovietici non si fermarono a Kiev convinti come erano di poter in quel momento continuare a premere sui tedeschi per scompaginare le loro forze; dopo 5 giorni erano già 100 chilometri a ovest del Dnjepr e il 13 novembre raggiungevano Zhitomir. In quella zona,e precisamente tra Fastov e Zithomir, Manstein aveva concentrato già dal 6 novembre tutte le divisioni corazzate che aveva potuto racimolare con l’intenzione di spingersi verso Kiev. Ma i russi avanzavano velocemente e la stessa Fastov difesa da reparti di emergenza fu occupata dai sovietici la sera del 7.



Protagonista della battaglia che si sviluppò fu la 25° divisione corazzata che era priva dell’esperienza necessaria al compito affidatogli; l’unità era di recente costituzione e aveva terminato l’addestramento in Francia nell’agosto 1943. Al primo contatto con i reparti di T34 sovietici intorno a mezzogiorno del 7 novembre, la 25° si lanciò in una fuga disordinata e solo l’abilità del suo comandante von Schell permise di salvare l’unità al prezzo di perdite elevate in termini di uomini e mezzi. La divisione venne in breve riorganizzata e lanciata nuovamente contro i sovietici; riuscì a spingersi fino ai sobborghi di Fastov dove si trovò esposta alla superiorità di mezzi di cui i russi in quel momento disponevano. A costo di gravissime perdite la 25° gettò le basi per la successiva offensiva tedesca; infatti il 48° Panzerkorps era riuscito a raggruppare forze ingenti per condurre un contrattacco verso Kiev. Lo comandava il Generale Balck uomo di grande esperienza che da Fastov voleva muovere direttamente contro Kiev con l’intento di impedire ogni ulteriore avanzata sovietica verso ovest e di intrappolare molte unità russe che si erano spinte in quella direzione oltre Kiev. Per questa operazione erano state predisposte 6 divisioni corazzate, di cui però solo 3 efficienti dal punto di vista bellico, delle altre tre, 2 erano malridotte e l’altra, la 19° non sarebbe arrivata sul teatro delle operazioni che il 18 novembre e la 68° divisione di fanteria
Il comandante della 4° armata generale Rauss non ritenne opportuno realizzare il piano di Balck perché era a suo parere troppo audace e preferì invece accentuare la pressione sulle forze russe a Zhitomir per poi, una volta scacciate procedere verso est alla volta di Kiev. L’azione ebbe inizio il 15 novembre e colse i russi completamente di sorpresa per cui cedettero; il 17 novembre la 1° Pz division e la Leibstandarte raggiunsero la linea ferroviaria che collegava Zhitomir a Kiev spingendo i russi verso nord-est. Nella notte tra il 17 e il 18 novembre Zithomir fu ripresa dai tedeschi. Il generale Balck a questo punto aveva individuato la possibilità di sferrare un attacco nella zona di Brussilov per distruggere le forze corazzate sovietiche. Il 20 novembre la 19° Panzerdivision insieme alla 7° e alla Leibstandarte iniziarono l’azione che non sortì l’effetto sperato anche se i russi subirono perdite rilevanti; secondo Balck l’azione era stata troppo lenta.il 21 novembre lo stesso generale ordinava alle sue unità di portare a termine l’operazione con la massima decisione. Dopo tre giorni di duri combattimenti sul terreno restavano 3000 cadaveri di soldati russi e i tedeschi avevano catturato un grosso bottino; migliaia di prigionieri, 153 carri 70 cannoni di vario tipo e 250 cannoni antiaerei. I russi si ritirarono a Est della città di Brussilov dove riunirono nuove forze mentre quelle respinte da Zithomir si erano attestate su una linea ferroviaria da dove minacciavano il fianco sinistro delle truppe tedesche che si sarebbero dovute spingere da Brussilov verso Kiev. Il 6 dicembre 3 divisioni panzer la 1° la 7° e la Leibstandarte partirono all’attacco delle truppe sovietiche per eliminare questa minaccia cogliendo di nuovo i russi di sorpresa, subirono gravi perdite e in meno di venti ore arretrarono di 40 chilometri. I russi combatterono tenacemente ma da sola la tenacia non basta se non c’è in chi comanda una chiara visione tattica della situazione; pertanto il cuneo tedesco continuò ad infilarsi profondo nelle linee sovietiche. Fu la mancanza di carburante la causa del rallentamento dell’avanzata tedesca e poi della fermata delle operazioni anche se i risultati conseguiti, considerando la situazione generale del fronte erano ottimi; la 6° armata sovietica era distrutta e quindi incapace di passare al contrattacco. Combattimenti successivi permisero ai tedeschi di chiudere la tenaglia realizzata catturando 36 carri e 204 cannoni anticaro sovietici e spostando il fronte su una linea a loro più vantaggiosa quella dei fiumi Teterev e Irscha. Il 15 dicembre il 48° Panzerkorps era pronto ad affrontare una nuova battaglia e in quel mentre il 57 Panzerkorps occupava Korosten e si spingeva ad est. I russi a questo punto sembravano decisi a colpire in modo da tagliare in due il 13° e il 57° Panzerkorps e per i tedeschi, in cerca di un po’ di respiro, non c’era altro da fare che passare di nuovo all’attacco per sventare questa manovra.



Il 16 dicembre la Leibstandarte non riusciva a forzare il fronte nemico mentre dopo combattimenti accaniti la 1° Panzerdivision riusciva il 22 a distruggere 68 carri nemici; da questi scontri i tedeschi seppero da prigionieri presi in combattimenti che i russi preparavano una grossa offensiva e così il 48° Panzerkorps si pose subito a difesa.
Fece appena in tempo perché i russi il 22 dicembre attaccarono a Brussilov travolgendo il 24° Panzerkorps; era la fine dei combattimenti nella zona di Kiev. Un piccolo consuntivo permetteva di vedere che anche se la vittoria finale era dei sovietici, questi avevano pagato un prezzo altissimo per conseguirla confermando una immensa riserva di uomini e mezzi mandati allo sbaraglio spesso senza badare alle perdite solo con lo scopo di fiaccare la potenza militare tedesca. Nel comunismo il valore dell’uomo era zero e questo Stalin lo stava dimostrando ampiamente imponendo ai suoi generali una tattica che non prevedeva risparmio di uomini e mezzi insomma potremmo dire “che ci va ci vuole”. I tedeschi catturarono in questi scontri almeno 700 carri sovietici e ne distrussero a centinaia oltre a prendere almeno 670 pezzi di artiglieria di vario calibro. Alla vigilia di natale la situazione dei tedeschi si fece ancor più critica: i continui attacchi sovietici e la carenza di mezzi e carburante impedivano una valida azione di contrasto. Tipica la situazione drammatica della 19° Panzerdivision accerchiata che riuscì a ritirarsi combattendo da sola senza ricevere aiuti; era riuscita a mantenere la freddezza del ragionamento e ritirandosi attraverso i boschi e non sulle strade aveva eluso i russi. Così poté ricongiungersi alle altre unità e contribuire alla difesa di Zithomir mentre i russi fattisi più cauti per le perdite subite si avvicinavano lentamente alla città temendo gli agguati che i tedeschi,con cannoni anticarro e con armi individuali, erano sempre pronti a tendere. Il 29 dicembre il 48° Panzerkorps con soli 130 carri si trovò a dover affrontare almeno 500 carri sovietici a est di Berdichev; la sola Leibstandarte fu attaccata da 140 carri sovietici, si difese con ferocia tanto da distruggere 68 carri nemici ma non riuscì a fermarli così che 40 carri russi passarono la linea infiltrandosi alle spalle dei tedeschi. Seguirono giorni di scontri durissimi dove il terreno fu conteso palmo a palmo; per avere una idea della durezza dello scontro basta ricordare che nel solo giorno del 31 dicembre i russi lasciarono sul terreno 67 carri in fiamme, ma quello stesso giorno ripresero Zithomir e il 3 gennaio varcarono con decisione il confine con la Polonia. A Berlino Hitler continuava a rifiutare la richiesta avanzata dai generali di abbandonare l’Ucraina; Manstein aveva proposto di arretrare il fronte di 230 Km. Questa intransigenza di Hitler fu il preludio ai disastri subiti nei primi mesi del 1944 dalle forze tedesche impegnate in Ucraina. Il mese di febbraio trascorse con un continuo scontro tra tedeschi e sovietici nel disperato tentativo di salvare le forze ancora in grado di combattere da un lato e la volontà da parte di Zukov di distruggerle. Zukov che riuscì ad intrappolare la 1° Panzerarmee in una gigantesca sacca e per settimane i tedeschi furono costretti a rifornire i reparti con un ponte aereo.La resistenza ostinata della 1° Panzerarmee fece perdere tempo prezioso ai sovietici che furono costretti a rallentare la loro marcia verso i confini della Romania. Il 9 aprile i tedeschi riuscirono a sganciarsi dall’accerchiamento e raggiunsero il grosso delle loro forze schierate in Galizia; la 1° Panzerarmee era salva con la maggior parte del suo equipaggiamento pesante.. Il 10 aprile anche Odessa cadeva in mani sovietiche mentre tutte le unità di von Kleist erano costrette a ritirarsi in Romania. Il 9 maggio i Russi costringevano alla resa anche Sebastopoli. E catturarono ingenti forze e materiali che sarebbero state invece salvate se Hitler non avesse dato l’ordine di “ difendersi ad ogni costo”. Una considerazione su questo periodo può essere questa: sul piano tattico le forze corazzate tedesche continuavano ad essere superiori a quelle sovietiche; tuttavia i tedeschi avevano carenza di forze mentre i sovietici sembravano disporre di riserve illimitate e quindi alla fine avevano il sopravvento. Alla metà del 1944 il fronte est si era stabilizzato e sembrava possibile per i tedeschi costituire una linea solida tra Riga e Lembrg. Ma anche questa volta Hitler non volle sentir parlare di ritirate e dunque per le forze tedesche ad oriente era davvero il principio della fine.



LA RIORGANIZZAZIONE DELLE PANZERDIVISIONEN
Facciamo un punto della situazione delle divisioni corazzate dopo il terribile anno 1943. Infatti nel 1943 la produzione di carri, pur rimanendo insufficiente per le necessità dei vari fronti era raddoppiata rispetto al 1942. Questo permise a Guderian di tentare una ristrutturazione della Divisione corazzata portando a quattro i battaglioni carri per ogni reggimento corazzato.Un battaglione doveva essere dotato di carri Tigre, uno di semoventi d’assalto e cacciacarri, gli altri due avrebbero dovuto avere Pz IV e Panther. Questa struttura rimarcava il concetto di Panzerdivision considerata come unità di combattimento molto flessibile che combinava con la mobilità una grande potenza d’urto senza che fosse ridotta ad unità a raggio limitato. Venne prevista inoltre una maggiore dotazione di trasporti protetti per la fanteria corazzata e di cannoni semoventi per l’artiglieria divisionale. Purtroppo non tutte le unità ebbero questo ordinamento, anzi dalla seconda metà del 1943 in poi era normale la presenza di due soli battaglioni carri nella divisione corazzata.. Sempre nel 1943 le divisioni di fanteria meccanizzata con i reparti di fucilieri trasportati da veicoli semicingolati che incorporavano ciascuna un battaglione carri ricevettero una nuova denominazione cioè Panzergrenadier Division e i loro reggimenti passarono dalla dipendenza della fanteria a quella dell’Ispettorato truppe corazzate. Durante il mese di ottobre 7 SS Panzergrenadier Division furono trasformate in divisioni corazzate e erano:
1° SS PzD “ Leibstandarte A.H” – 2° SS PzD “ Das Reich” - 3° SS PzD „ Totenkopf“ –
5° SS PzD „ Wiking“ - 9° SS PZD „ Hohenstaufen” - 10° SS PzD “ Frundsberg” –
12° SS PzD „ Hitlerjugend“
Una nuova divisione corazzata fu costituita ex novo verso la fine del 1943 e fu la Panzerlerh con personale delle scuole carristi. Posizionata in Francia in previsione dello sbarco.
Nella primavera del 1944 venne formata un’altra divisione corazzata la 116° su trasformazione della precedente 16° Panzergrenadier e anche questa stazionò in Francia per fronteggiare l’ormai imminente sbarco alleato.
Alla vigilia della operazione “ Overlord” la dislocazione delle forze corazzate tedesche nella Francia risultava la seguente:
- 1° SS Pz D “ Leibstandarte”
- 2° SS Pz D „ Das Reich“
- 116° PzD
- 12° SS Pz D „ Hitlerjugend“
- 21° PzD
- 17° SS Panzergrenadier Division
- 11° Pz D
- 2° Pz D
- 9° PzD
- Panzerlehr Pz D
- In tutto 10 Unità corazzate distribuite su un territorio molto vasto.



LO SBARCO IN NORMANDIA ( D. DAY)
Il 6 giugno 1944 alle ore 02.00 i paracadutisti americani della 82° e 101° Divisione presero terra nelle vicinanze di S.te Mère- Elise mentre in contemporanea la 6° Divisione paracadutisti britannica scesero presso Benouville, Troarn e Merville; era iniziato l’assalto alla “Fortezza Europea”. Alle 3,15 9000 aerei iniziarono un sistematico bombardamento delle spiagge della Normandia a cui si associò alle 5,50 il fuoco delle artiglierie di circa 6 navi da guerra che scortavano le 4000 unità del convoglio da sbarco. Alle 06,30 i primi mezzi da sbarco americani toccavano le spiagge di Utah e Omaha (nomi in codice), mentre i britannici presero terra a Gold, Juno e Sword ( nomi in codice). A Utah le operazioni procedettero bene ma a Omaha le truppe rimasero inchiodate sulla spiaggia sotto un violento fuoco tedesco; più facile fu il compito dei britannici e dei canadesi che presero terra senza incontrare eccessiva resistenza.. La reazione tedesca non fu immediata a causa di una serie di circostanze sfavorevoli ed impreviste (Rommel lontano dal suo posto di comando, Sepp Dietrich a Bruxelles e Hitler informato da Jodl solo a mezzogiorno del 6 giugno). Nella zona direttamente interessata allo sbarco c’era solo una divisione corazzata tedesca cioè la 21° nei dintorni di Caen; Rommel al telefono alle 10,00 dette ordine alla 21° di contrattaccare immediatamente. L’attacco ebbe successo e la 21° ruppe le linee inglesi raggiungendo la spiaggia e stabilendo un contatto con la 716° divisione di fanteria che teneva ancora capisaldi alle spalle degli inglesi. Ma la 21° da sola non aveva la forza di una manovra di aggiramento per insaccare il nemico; gli alleati cercarono di reagire all’attacco facendo scendere 250 alianti carichi di soldati e al comandante della 21° non restò altro che ordinare il ripiegamento per non essere chiuso alle spalle. I tedeschi persero quel giorno tempo prezioso in discussioni inutili per avere l’assenso di Hitler per muovere il 1° SS Panzerkorps che in quel momento era l’unità più vicina alla zona di sbarco; Jodl respinse la domanda di moto proprio per non svegliare Hitler. Per il comando Supremo lo sbarco in Normandia era solo una manovra diversiva per mascherare il vero sbarco che doveva avvenire ad ovest della Senna. La discussione si protrasse fino alle 16 quando finalmente arrivò l’ordine di impiego del Panzerkorps SS.



Purtroppo a causa del dominio aereo alleato nei cieli di Francia i movimenti delle unità corazzate era alquanto problematico; la 12 ° SS PZD arrivò piuttosto sbandata nell’area di impiego il 7 giugno. La divisione Panzerlehr tra l’8 e il 9, la 2° PzD arrivò il 13 e la 1° SS PzD addirittura il 18 giugno ( molto interessante leggere il libro di Paul Carell Arrivano “ Sie Kommen”). Il comando del 1° SS Panzerkorps ( 12° SS e Panzerlehr) ebbe l’ordine di attaccare per ricacciare il nemico dal settore di Caen per respingerlo verso il mare. Le divisioni tedesche furono sottoposte ad un furioso bombardamento aereo che rese impraticabili le strade; le perdite in termini di uomini e materiali di queste due unità furono gravi come lo furono tutti i centri di comunicazione e i posti radio. Così il 9 giugno ancora il corpo corazzato non era ancora stato in grado di effettuare il contrattacco previsto; quando si sviluppò trovò una forte opposizione e anche se piccoli successi locali furono raggiunti, l’avanzata verso la spiaggia fu bloccata. All’inizio dell’invasione i tedeschi in Francia disponevano di 1552 carri di cui 748 PzIV, 663 Panther e 102 Tigre e poi circa 500 cannoni d’assalto e semoventi d’artiglieria.Gli alleati nelle prime 24 ore erano riusciti a sbarcarne circa 1500 e altri ne arrivarono nei giorni successivi. Superata la fase critica dello sbarco le unità corazzate alleate riuscirono a dilagare prima che le riserve tedesche potessero arrivare; il 17 giugno le divisioni americane 4°, 9° e 79° erano dinanzi a Cherbourg e assediarono 21.000 tedeschi. La città cadde il 27 ma il porto era completamente distrutto e poté essere rimesso in efficienza solo nel mese di agosto. Nonostante questi successi la tabella di marcia di Overlord era in ritardo sui tempi stabiliti; dopo la caduta di Cherbourg il 7° corpo d’armata statunitense piegò verso sud per congiungersi con l’8° corpo statunitense e insieme attaccarono la 7° armata tedesca scacciandola dal Contentin con la presa di St.Lò avvenuta il 24 luglio. Nel settore inglese la difesa tedesca fu più dura; infatti la fitta vegetazione dei boschi normanni impediva agli aerei di individuare i reparti corazzati tedeschi che così potevano contrastare efficacemente gli anglo canadesi. Tre operazioni tentate nella zona di Caen fallirono per la strenua difesa tedesca da parte della 1° e 12° SS PanzerDivisionen. Nella seconda metà di Luglio due gravi avvenimenti contribuirono ad aumentare la crisi delle forze tedesche; il 17 l’automobile su cui viaggiava Rommel venne attaccata e colpita da un aereo della RAF, il Feldmaresciallo rimase gravemente ferito e in pratica escluso dagli avvenimenti di Normandia. Il secondo avvenimento fu il fallito attentato ad Hitler del 20 luglio 1944 e uno degli indiziati era proprio von Kluge che aveva preso il posto di Rommel ferito. In queste condizioni von Kluge prestava più attenzione agli avvenimenti di Berlino e non a quelli del fronte e dunque mancò colui che doveva dirigere le operazioni. Alla fine di quella che fu definita la “ Battaglia di Normandia” dal 6 giugno ai primi di agosto il bilancio delle perdite alleate assommava a 68.000 anglo-canadesi e 102.000 americani. Quelle tedesche erano più o meno le stesse circa 190.000 uomini; ma le perdite più importanti per le forze tedesche erano rappresentate da circa un migliaio di carri, che non erano superiori a quelle alleate ma che erano difficilmente rimpiazzabili in tempi brevi. Voglio qui ricordare un episodio diventato famoso accaduto a Villers- Bocage un punto chiave per il proseguimento dell’avanzata alleata.


Wittmann



La zona era presidiata da parte tedesca dalla 2° compagnia del 501° battaglione carri pesanti SS comandata da Michael Wittman che si era fatta una notevole fama come distruttore di carri nemici; aveva infatti al suo attivo sul fronte orientale la cifra incredibile di 119 carri sovietici distrutti tra l’autunno del 1943 e la primavera del 1944. A Villers- Bocage Witmann aveva sei Tigre di cui 4 erano pronti al combattimento. La zona era piena di boschi ed offriva un buon mascheramento per i carri soprattutto contro l’offensiva aerea. Gli alleati cercavano sempre di scansare i Tigre non avendo niente da poter contrapporre al pezzo da 88 di cui erano dotati; il manuale dei carristi obbligava ad affrontare il Tigre con almeno 4 carri Shermann e aspettarsi di perderne almeno tre. La 22° brigata con i fucilieri giunse a Villers – Bocage alle 9 del mattino arrestandosi sul lato destro della strada con i veicoli intervallati per tenere il rapporto prima di attaccare la quota 213 una collina che permetteva di dominare tutta la vallata. Witmann vista la scena dal suo Tigre decise di attaccare e correndo in parallelo alla strada dove erano fermi i carri nemici iniziò a colpirli; prima di tutto gli Half- track, uno dopo l’altro. Un Cromwell aprì il fuoco contro il Tigre con il suo pezzo da 75 ma questo si infranse sulla corazza del Tigre e non riuscì a sparare di nuovo perché colpito subito dopo da Witmann che continuò la sua corsa distruggendo altri Sherman A questo punto Witmann si ritirò dalla scena per andare a rifornirsi Gli inglesi non riuscirono a riorganizzarsi nella assenza durata solo 5 minuti ed ecco il Tigre di nuovo all’attacco. Alla fine il risultato era il seguente: 20 Cromwell distrutti 5 Sherman, 14 Half – track e 14 Bren- Carrier. Il tentativo della 7° Divisione corazzata inglese venne stroncato e passò più di un mese prima che Caen cadesse nelle mani di Montgomery. Witmann dimostrò grazie all’esperienza sul fronte russo come si poteva prevalere con un Tigre ben guidato sulla quantità dei mezzi nemici. Il 1° agosto ci fu un cambio di comandanti; Omar Bradley andò a comandare il 12° Gruppo di armate alle cui dipendenze furono messe la 1° e la 3° armata; al comando della 1° armata americana fu messo il generale Hodges e la 3° armata fu affidata al generale Gorge S. Patton.



Con Patton entra sulla scena francese forse il miglior generale americano in occidente; l’obiettivo affidato alla sua 3° armata era quello di occupare la Bretagna, ma con la caduta di St. Lò il comandante in capo Eisenhower prese in considerazione la possibilità di portare l’attacco più avanti lungo la linea della Senna e della Loira. Patton doveva spingersi rapidamente ad est e occupare un territorio di circa 100 Km. lungo il fiume Mayenne. Il 3 agosto fu deciso di mettere in atto questo piano. A mezzogiorno del 5 agosto il 15° corpo aveva già occupato la città di Mayenne e ricevette l’ordine di proseguire verso Le Mans circa 60 Km. più a est; la città fu conquistata il 9 agosto dalle divisioni corazzate di Haislip che in 5 giorni avevano percorso 110 Km. Intanto l’8° corpo di Middleton avanzava in Bretagna; il 7 agosto furono investite St.Malo, St. Nazaire, Lorient, Brest. In queste località i tedeschi si erano asserragliati a difesa e, St. Malo cadde il 14 agosto dopo un combattimento durissimo. Brest fu conquistata soltanto il 15 settembre mentre St. Nazaire resistettero per tutto il resto della guerra. I canadesi intanto continuarono a dirigersi verso Falaise e gli inglesi avevano creato una testa di ponte oltre l’Orne. Si manifestò in quel momento la possibilità di un contrattacco tedesco verso il corridoio di Avranches dove transitavano i rifornimenti per l’armata di Patton. Seguendo le disposizioni prive di ogni logica militare di Hitler in quel momento, i tedeschi riunirono le loro scarse forze residue e le spinsero in un contrattacco. Alle prime luci del 7 agosto la 30° divisione di fanteria fu violentemente attaccata da unità tedesche con il preciso intento di ributtare a mare gli Alleati. 300 aerei tedeschi effettuarono un bombardamento di tutta la zona e i tedeschi passarono decisamente all’attacco con 4 divisioni corazzate la 1° e la 2° SS Panzer e la 2° e 116° Panzer che disponevano appena di 190 carri, cioè ¼ dei mezzi in organico. L’offensiva fu fermata a 5 km. dall’obiettivo; gli americani riuscirono ad inviare rinforzi alla 30° e alla 9° divisione di fanteria. La situazione si capovolse a favore degli Alleati quando poterono impiegare i Typhoon della RAF; 10 squadroni effettuarono 300 azioni sulle formazioni corazzate tedesche che alla fine della giornata lamentarono la perdita di 40 cari su 70 effettivamente impegnati in combattimento. A questo punto gli Alleati impegnarono tutte le forze aeree e terrestri di cui disponevano per annientare i tedeschi in modo da inchiodarli e tagliare loro la via di fuga. Vedendo le manovre Alleate von Kluge ordinò la ritirata per poter radunare le proprie forze e poter attaccare verso est dove si profilava la manovra aggirante alleata.La sacca stava per chiudersi rapidamente nonostante le divisioni corazzate tedesche tentassero di aprirsi la strada. Per una sovrapposizione di ordini e di incomprensioni causate dall’irruente Patton sempre pronto a mettersi contro tutti superiori compresi, rimase tra Americani e Canadesi un varco libero di 40 Km. Attraverso questa porta i tedeschi cercarono di fuggire all’accerchiamento in atto; gli Alleati resisi conto della situazione in cui si trovavano le truppe tedesche cercarono con ogni mezzo a loro disposizione di distruggere ciò che restava dei reparti tedeschi; l’ordine di Eisenhower fu perentorio in questo senso. Il varco nella sacca di Falaise cominciò a ridursi drasticamente e quando la città il 17 agosto venne presa lo spazio che separava gli Alleati per chiudere la sacca era di appena 20 km. A questo punto i tedeschi persero la lucidità e tentarono solo di aprirsi un varco e fuggire attaccate da terra e dal cielo persero centinaia di mezzi di tutti i tipi. Alla sera del 19 agosto un reggimento polacco e proveniente da nord e la 90° divisione americana proveniente da sud si congiunsero a Chambois chiudendo il cerchio. Per fortuna dei tedeschi gli elementi efficienti delle divisioni corazzate 2°, 9°, 116°, la Panzerlher e le SS panzerdivisionen 1°, 2°, 9° e 12°, pur abbandonando sul campo molto materiale riuscirono a forzare il blocco e a ricostituirsi più indietro: I migliori equipaggi dei carri erano andati perduti compreso quello di Michael Wittman. Per von Kluge Falaise divenne una tragedia personale; richiamato in Germania e sostituito con Walter Model, il 19 agosto von Kluge si suicidò per non sottoporsi ad un eventuale processo e subire le ire di Hitler.



Il 15 agosto 1944 quando la battaglia di Falaise era nella fase conclusiva, gli Alleati sbarcarono nel sud della Francia in una zona compresa tra Tolone e Cannes con lo scopo di salire a Nord e congiungersi con le truppe di Overlord; l’operazione in codice denominata ANVIL e ribattezzata Dragoon fu un successo con una rapida avanzata verso l’interno presidiato debolmente. I tedeschi della 19° Armata disponevano di una sola divisione corazzata l’11° che fu costretta ad arretrare per cui gli Alleati poterono arrivare a Grenoble verso nord e Marsiglia e Tolone verso ovest. Queste città opposero una tenace resistenza ma dopo 15 giorni tutto era finito.

Nel prossimo capitolo esamineremo la battaglia per la conquista della Germania sia da Ovest che da Est.
Come al solito ringrazio i lettori e... alla prossima puntata.

MARIO RAGIONIERI

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Ricordo ai lettori le mie pubblicazioni di storia del periodo 1918/1946 che si trovano in vendita nelle librerie:

-- 8 settembre 1943 fine di un sogno di gloria. Editori dell'Acero, 2001

-- Dalla democrazia al regime 1919-1929 i primi anni del fascismo. Editori dell'Acero, 2003

-- Hitler e Stalin il tempo dell'amicizia e il tempo della guerra... Editori dell'Acero, 2004

-- Salò e l'Italia nella guerra civile. Ed.Ibiskos, 2005