Napoleone - Il genio militare, la strategia, le battaglie - 10^p |
Written by Mario Ragionieri | |
Che facevano gli austriaci mentre i francesi manovravano? Nonostante il generale Mack fosse riuscito a farsi una idea del piano che i francesi stavano mettendo in atto, l’arciduca Ferdinando non riusciva a comprendere il susseguirsi rapido degli eventi. Essi potevano, a questo punto, scegliere varie strade per non cadere nella trappola francese ma non fu così ; i generali austriaci non seppero fare altro che continuare a concentrare dei loro reparti esterni nella zona di Gunzburg ad est di Ulm
Arrivati al Danubio i Francesi si prepararono ad attraversarlo; la metà delle truppe doveva Nelle successive 24 ore Soult attraversò Donauworth e Murat inviò una divisione al di là del Danubio per occupare il ponte sul Lech presso Rain; nella stessa giornata Davout raggiunse Neuburg. Napoleone pensò che in questa situazione Mack si sarebbe rapidamente ritirato verso est e si preparò a distruggere l’esercito austriaco pezzo dopo pezzo, come scrisse a Soult il 30 ottobre:“ La mia intenzione, quando incontriamo il nemico, è di circondarlo completamente”. Per chiudere nella trappola gli austriaci era necessario tagliargli tutte le vie di fuga e ora che Napoleone stava attraversando il Danubio, Mack aveva la possibilità di fare tre manovre: ritirarsi in Tirolo; soluzione che però avrebbe impedito agli austriaci di proteggere l’arrivo dei russi. La seconda possibilità era quella di lanciare un attacco lungo la sponda nord o sud del Danubio per sorprendere i francesi in mezzo al fiume, in maniera da distruggere i reparti uno alla volta mentre attraversavano, o comunque aprirsi una strada verso Vienna. La terza possibilità era quella di provare a trattenere il nemico con piccoli scontri sulle successive linee fluviali cercando di guadagnare tempo. Napoleone era sicuro che Mack non avrebbe tentato di ritirarsi lungo la riva nord del Danubio perché una mossa di questo genere avrebbe lasciato indifesa la strada per Vienna e nello stesso tempo avrebbe isolato gli austriaci dai loro depositi posti a sud. Questo ragionamento permetteva a Napoleone di non avere timori per le proprie linee di comunicazione che erano protette da soldati dell’Assia, del Wurttemberg e della Baviera ( in tutto 16.000).
Napoleone tenne la Guardia e Marmont vicino al suo Q.G. ad Augusta perché queste forze fossero disponibili come riserva strategica. In questo modo poteva affrontare qualsiasi evenienza; ogni corpo d’armata si trovava a 48 ore di distanza da almeno altri due corpi vicini e poteva così concentrarsi in qualsiasi settore si presentasse una minaccia. La tela del ragno era tesa e qualunque mossa avesse deciso Mack, cioè di avanzare o di arretrare sarebbe incappato nelle forze francesi senza avere una facile via di fuga. Napoleone era orgoglioso e sicuro del suo piano tanto che attendeva solo le mosse di Mack il quale proprio in quel momento si era abbandonato ad un falso ottimismo; un agente austriaco aveva sentito dire nelle retrovie francesi che gli inglesi stavano per invadere la Francia sbarcando in forze a Boulogne. La notizia sembrava vera e comunque piacque a Mack che pensava di essere in quel momento in una buona condizione, tanto è vero che annunciò ai suoi uomini che i francesi erano costretti a ritirarsi rapidamente verso il Reno movendosi in tre colonne e quindi ordinò al suo comando di preparare delle colonne celeri per inseguire i francesi. Non sapeva di essere lui in trappola e ormai prossima vittima dei francesi. Le illusioni di cui viveva Mack erano davvero assurde per un generale della sua esperienza; la realtà stava presentando il conto perché le forze francesi si avvicinavano rapidamente ad Ulm, Murat e Lannes avanzavano di conserva con Ney collegati tra loro dal ponte di Dillingen. Il primo duro scontro della campagna si ebbe il giorno 8 ottobre a Wertingen quando i dragoni che costituivano l’avanguardia si scontrarono con 9 battaglioni austriaci e uno squadrone di cavalleria; Il 13 era ad Ulm dove aveva ricevuto le notizie fresche da Dupont e da Ney sulla consistenza delle forze nemiche sulla riva nord del Danubio. Da quelle notizie poté rendersi conto che la battaglia sul fiume Iller non avrebbe avuto luogo perché la reazione di Mack non era quella che si aspettava ma, con la tipica flessibilità mentale di cui disponeva, dette immediatamente nuove disposizioni: Murat e Ney ricevettero l’ordine di spostarsi a nord del fiume per portare aiuto a Dupont. Il 14 ci furono vari combattimenti.
Ney voleva attraversare il Danubio a Elchingen ma trovò il ponte parzialmente demolito e difeso da 9000 austriaci; i francesi si misero immediatamente a riparare il ponte sotto un violento fuoco austriaco e terminato il lavoro Ney condusse i suoi uomini all’assalto della città catturando due reggimenti nemici. In quello stesso giorno si combatté ad Albeck, ma Murat portò le sue truppe oltre il Danubio attraverso il ponte riparato da Ney e si unì a Dupont appena in tempo per respingere un attacco sferrato dal corpo d’armata di Werneck; con le forze di Dupont e di Murat riunite, i francesi respinsero gli austriaci in direzione di Heidenheim. Al calar della notte due corpi d’armata francesi si erano concentrati di fronte all’accampamento di Michelsburg. La posizione di Mack era diventata molto critica e a sud la Guardia imperiale con Marmont si trovavano già nei sobborghi di Ulm e Soult stava risalendo la riva occidentale dell’Iller bloccando ogni possibilità di fuga verso il Tirolo. Le discussioni tra Mack e l’arciduca Ferdinando si erano fatte aspre perché il primo voleva tenere l’esercito unito mentre l’altro ignorando il suo generale aveva ordinato l’evacuazione di Ulm da parte della cavalleria. Il 15 ottobre il maresciallo Ney eliminò le difese di Michelsberg e il giorno dopo Napoleone ordinò all’artiglieria di bombardare Ulm. Mack non aveva più voglia di combattere perché dopo Albeck il morale delle truppe austriache era molto basso e di conseguenza decise di chiedere un armistizio di 8 giorni nella speranza che i russi avessero il tempo di arrivare sul campo di battaglia per togliere il suo esercito da una situazione senza speranza. Napoleone concesse solo 5 giorni di tregua ma l’emissario dell’imperatore De Ségur firmò il 17 un accordo con Mack in cui gli austriaci promettevano di arrendersi il 25 se per quel giorno non fosse arrivato nessun aiuto. Mack pensava di aver fatto un buon accordo ma l’imperatore sapeva che Kutuzov era ad una distanza di 160 km. e pertanto non avrebbe in nessun modo giungere in tempo; Mack non sapeva di questa situazione. Mack si rese conto che la situazione era veramente al limite della sopportazione e quando giunsero le notizie che sia Heidenheim che Neresheim avevano capitolato il generale austriaco decise di alzare bandiera bianca 5 giorni prima di quanto era stato stabilito negli accordi cioè il 20 ottobre. Circa 10.000 uomini della guarnigione riuscirono a fuggire ma gli altri lentamente si diressero verso le linee francesi per arrendersi; si trattava di 25.000 fanti e 2000 cavalieri e in mezzo a loro c’era il generale Mack.
Lo stesso giorno in cui avveniva la resa di Ulm era in pieno svolgimento la battaglia navale di Trafalgar e ARRIVANO I SOLDATI RUSSI
“Non ci fermiamo qui” scrisse Napoleone da Ulm dopo aver sconfitto Mack; ora toccava ai russi e al loro comandante Kutuzov. Non erano solo i 36.000 russi giunti a Braunau il 23 0ttobre per unirsi a 22.000 soldati austriaci, c’erano ancora 4 armate di cui bisognava tenere conto: Buxhowden con 30.000 uomini era in Moravia, Bennigsen con un altro forte contingente stava arrivando alla frontiera settentrionale dell’Austria, l’arciduca Giovanni aveva ancora 20.000 uomini in Tirolo mentre Ferdinando stava riunendo in Boemia ciò che restava dell’esercito di Mack ( 8000 uomini).
![]() C’era poi l’arciduca Carlo che aveva combattuto a Caldiero contro Massena e stava ritirandosi lentamente verso le Alpi e Vienna . Oltre a queste forze in campo era assai probabile che la Prussia si sarebbe aggregata agli alleati; lo zar Alessandro era andato a far visita a Federico Guglielmo III a Berlino il 25 ottobre e convinto il monarca a firmare il trattato di Potsdam con il quale la Prussia prometteva di intervenire come “ mediatrice armata” entro i primi di dicembre.La causa principale di questo cambiamento di politica era da ricercarsi in quanto detto precedentemente e cioè la violazione territoriale fatta da Bernadotte ad Ansbach. Questo significava che altri 200.000 uomini sarebbero presto scesi in campo per affrontare la Grande Armè che ormai era stanca e affaticata. Era dunque prevedibile che entro 12 settimane ben 400.000 uomini sarebbero stati sul Danubio contro le forze francesi; Napoleone doveva muoversi per primo in modo da colpire i nemici prima ancora che riuscissero a riunirsi per poterli distruggere uno alla volta in condizioni abbastanza favorevoli. L’imperatore decise quindi di colpire l’Austria conquistando Vienna nella speranza di costringere i russi e i corpi d’armata austriaci ad accorrere in difesa della capitale così da poter cogliere un’altra vittoria decisiva. Il nuovo centro logistico fu posizionato ad Augusta dove furono messi in piedi ospedali da campo e scorte; Monaco divenne il nuovo centro operativo. La protezione della nuova base e la guarnigione di Ulm furono poste sotto il comando di Augereau con l’ordine di operare in direzione di Voralburg in modo da richiamare l’attenzione del nemico in quel settore. Ney insieme ai bavaresi fu inviato ad Innsbruck per sorvegliare i movimenti dell’arciduca Giovanni e grosse guarnigioni furono posizionate ad Ingolstadt, Ratisbona e Passau in modo da controllare il fianco boemo-prussiano. Un nuovo corpo d’armata forte di 4 divisioni fu formato e posto al comando del generale Mortier affinché potesse operare sulla riva settentrionale del Danubio proteggendo il fianco francese e allo stesso tempo costituire una minaccia alle comunicazioni di Kutuzov. Il 25 ottobre l’esercito attraversò il fiume Isar a Landshut, Freising e Monaco, ma le condizioni climatiche erano peggiorate rapidamente e il pessimismo iniziò a serpeggiare tra i soldati. Più i corpi d’armata avanzavano e più incontrarono i segni della presenza russa e ci furono anche brevi scaramucce. Appariva chiaramente che Kutuzov si stava ritirando bruciando i ponti alle sue spalle; Lannes Murat e Soult raggiunsero il fiume in meno di 24 ore e i genieri riuscirono a riparare le passerelle in tempo di record. Kutuzov comunque si ritirava ordinatamente e dimostrava di non voler combattere sulla riva sud La battaglia divenne disperata nonostante Mortier in persona cercasse di far fronte nel modo migliore possibile con 5000 uomini e 10 cannoni. Fece caricare la sua batteria su tre barche fluviali pronte a passare il fiume per salvare almeno i cannoni. Nonostante l’inferiorità numerica la fanteria francese si difese fino alla sera e considerando la situazione disperata, Mortier si preparò a tentare una sortita nel tentativo di aprire una breccia nelle forze che lo circondavano; proprio in quel momento arrivò Dupont alla testa della sua divisione e di fronte a questi reparti nuovi i russi cessarono il fuoco e batterono i ritirata lasciandosi dietro 4000 tra morti e feriti. Gazan aveva perduto 3000 uomini e i sopravvissuti erano contenti e pieni di rabbia; si lanciarono sui feriti russi senza pietà e saccheggiarono il villaggio di Durrenstein. Gazan aveva perso solo il 60% dei suoi uomini e moralmente usciva vincitore. Napoleone sapeva quanto fosse importante il fattore tempo ed in quel momento erano stati perduti due giorni inutilmente mentre le forze di Kutuzov si avvicinavano a quelle di Buxhowden; ma come sappiamo Napoleone era bravissimo nel decidere in fretta piani alternativi e aveva già ideato una manovra su Hollabrunn per rimediare alle cose ed affrontare Kutuzov prima che potesse ricongiungersi con l’altra armata russa. Murat ricevette l’ordine di proseguire sulla strada di Vienna dicendogli che: “Se hai la fortuna di trovare intatto il ponte a Vienna, non perdere un secondo, attraversa il Danubio con una parte della tua cavalleria ed i granatieri della divisione di Suchet. Dò ordine alle divisioni di Legrand e Vandamme di seguirti. Se tutto va bene, con questa manovra l’eserciti russo si troverà accerchiato. Io ti raggiungerò, di persona domani.” Lannes e Soult dovevano attraversare il ponte e giungere all’obiettivo stabilito cioè l’incrocio della strada Krems-Olmutz. Nel contempo Bernadotte, con l’appoggio di Mortier doveva passare il Danubio a Melk portando il suo corpo d’armata alle spalle di Kutuzov. All’inizio tutto procedette secondo i piani e il 12 novembre Murat raggiungeva la periferia di Vienna mentre gli austriaci avevano proclamato Vienna “ città aperta” così che i francesi poterono penetrarci senza incontrare resistenza catturando 500 cannoni, 100.000 fucili e una enorme quantità di munizioni. Quando Murat si avvicinò al ponte che aveva indicato l’Imperatore lo trovò in possesso di una forte unità austriaca che lo difendeva e i preparativi per demolirlo erano in fase avanzata. Nonostante questo Murat e Lannes dettero prova di audacia avventurandosi con i soli aiutanti di campo attraverso il ponte spingendo avanti un sottufficiale austriaco che gridava “ armistizio armistizio”. Si misero a parlare con il comandante austriaco preposto alla difesa del ponte fino a che un reparto francese irruppe attraverso il ponte e raggiunse le postazioni di artiglieria austriaca che non fecero fuoco. Il ponte era stato conquistato senza perdite. Altrove non fu così semplice perché Bernadotte fu trattenuto a Melk e riuscì ad attraversare il ponte solo per il 15 e questo ritardo impedì di accerchiare Kutuzov che continuò a ritirarsi verso il punto fissato per l’incontro con lo zar lasciando Bagration a Hollabrunn con 6000 uomini per coprire la ritirata. Il 15 Murat si era spinto in avanti con la sola cavalleria e i granatieri di Oudinot quando entrò in contatto con la retroguardia russa vicino a Hollabrunn; lo scontro fu senza una chiara conclusione ma l’emissario di Kutuzov convinse Murat ad accettare una tregua provvisoria. L’azione fu sospesa da entrambe le parti e quando Napoleone seppe della cosa si arrabbiò al punto da scrivere a Murat:” Il tuo operato è veramente inqualificabile; non ho parole per esprimere in pieno i miei sentimenti! Tu sei solamente un comandante della mia avanguardia e non hai diritto di concludere un armistizio senza il mio ordine. Hai buttato all’aria i vantaggi di tutta una campagna. Rompi immediatamente la tregua! Attacca il nemico! Marcia! Distruggi l’esercito russo!… Gli austriaci si sono lasciati trarre in inganno al ponte di Vienna, ma ora tu ti sei lasciato gabbare da un aiutante di campo dello zar”. Gli arciduchi Carlo e Giovanni erano nella zona delle Alpi diretti verso il fronte danubiano e poteva succedere che Napoleone si trovasse i russi e i prussiani da una parte e i 90.000 austriaci che provenivano dal Tirolo e dall’Italia dall’altra. La soluzione più logica era forse quella di ritornare indietro fino ad Ulm e questo voleva dire per Napoleone di essere stato sconfitto dal punto di vista strategico; inoltre i territori dell’Austria e della Baviera distrutti e saccheggiati non potevano fornire approvvigionamenti all’esercito francese che doveva ripercorrerli. Era una situazione poco piacevole comunque la si guardasse. L’esercito francese si estendeva per ragioni strategiche e logistiche su un arco molto vasto da Ulm a Vienna ed oltre e i corpi d’armata che lo costituivano erano a malapena alla distanza di appoggio l’uno dall’altro con la sola eccezione per quelli intorno a Vienna e Hollabrunn che avevano di fronte al grosso dell’esercito alleato. Napoleone cercò una soluzione audace ed insolita cioè attirare l’esercito alleato ad Olmutz in un attacco contro il nucleo principale delle forze francesi a nord di Vienna; solo una grande vittoria poteva essere la soluzione ai problemi del momento. Gli ordini per questa battaglia furono emanati fin dal 14 e prevedevano per Marmont che si trovava nel settore meridionale, di mantenere la difensiva evitando di ingaggiare battaglia; Napoleone calcolò che Carlo non sarebbe arrivato a Leoben prima del 24 o il 25 del mese e per quella data il III corpo d’armata di Davout e l’VIII di Mortier potevano essere a distanza di appoggio a Marmont se questo si fosse reso necessario. Piuttosto soddisfatto della situazione del fianco meridionale Napoleone si dedicò allo studio di un piano per far cadere in trappola le truppe alleate a Olmutz. Già il 21 il piano era delineato nella sua mente; i corpi d’armata di Soult e Lannes insieme a Murat sarebbero avanzati fino a Brunn e Wischau per distogliere il nemico e impossessarsi della cittadina di Austerlitz e delle alture del Pratzen , poi avrebbe inviato una brigata di cavalleria leggera lungo la strada di Olmutz. Le forze a disposizione non superavano i 53.000 uomini e Napoleone sperava che gli alleati, che disponevano di 89.000 uomini, avrebbero deciso di impegnarsi in battaglia. Appena il nemico fosse caduto nella trappola Napoleone avrebbe fatto affluire i corpi d’armata di Bernadotte e Davout portando il numero dei soldati francesi a 75.000. Il 25 le mosse preliminari erano state messe in atto e adesso bisognava aspettare le mosse del nemico. Gli alleati esitarono per alcuni giorni poiché non credevano alla possibilità di assalire i francesi così dispersi, ma Napoleone continuò a gettare esche per invogliarli ancor di più a dare battaglia. Il 27 quando l’imperatore austriaco gli offrì un armistizio , Napoleone si dimostrò felicissimo di accettarlo e cercò di apparire militarmente molto debole. Savary fu inviato al Q.G. nemico con un messaggio nel quale si indicava che Napoleone era molto riluttante in quel momento ad ingaggiare battaglia e con l’incarico di sondare gli umori del nemico. Al ritorno disse che le opinioni degli alleati erano divise poiché l’imperatore austriaco voleva muoversi con molta attenzione ma ormai le sue truppe erano solo 1/5 dell’esercito alleato per cui non risultò molto ascoltato. I russi, Kutuzov a parte, consigliavano all’imperatore Alessandro di muoversi immediatamente e ingaggiare battaglia poiché se Napoleone aveva accettato l’armistizio, lo aveva fatto perché in evidente stato di debolezza, altrimenti conoscendolo non avrebbe mai accettato. E Napoleone voleva proprio mantenere negli alleati l’illusione della sua debolezza; il 27 apprendeva che i primi reparti nemici stavano spostandosi da Olmutz verso ovest e immediatamente ordinava a Soult
![]() AUSTERLITZ
La cittadina di Austerlitz si trova a circa 5 chilometri ad est dell’altopiano del Pratzen presso il fiume Littawa. Napoleone eseguì un accurata ispezione del terreno dopo di che formulò il suo piano di battaglia. Decise di non ostacolare il nemico mentre occupava l’altopiano di Pratzen, indicando una linea divisoria lungo il Goldbach e i piccoli paesi adiacenti. Poi con lo scopo di provocare l’attacco principale del nemico in quel settore decise di indebolire l’ala destra francese benché il corpo d’armata di Davout sarebbe stato pronto ad intervenire se ritenuto necessario. Il nucleo principale dell’esercito francese sarebbe stato nascosto dietro Zurlan e al momento opportuno questa forza avrebbe assalito l’altopiano di Pratzen dove c’era l’indebolito settore centrale del nemico in modo poi da poter prender e tutto lo schieramento alle spalle. In quello stesso momento il fianco settentrionale sarebbe stato attaccato dalla guarnigione del Santon rinforzata da un nucleo di cavalleria di Murat. Si sperava che la conseguenza di tutte queste operazioni avrebbe portato il nemico a scoprire la propria linea di ritirata. Il 29 novembre le forze francesi che si trovavano già nella zona si posero nelle posizioni iniziali. Della difesa del Santon fu incaricato Lannes con il suo corpo d’armata che comprendeva le divisioni di Suchet e del generale Caffarelli. Intorno al Santon furono predisposte delle fortificazioni provvisorie e posti 8 cannoni. Sulla destra del V corpo d’armata era stata posta la riserva di cavalleria di Murat che aveva un parco d’artiglieria di 24 cannoni leggeri da campagna. MARIO RAGIONIERI
Ricordo ai lettori dei miei articoli, a cui rivolgo i più sentiti ringraziamenti, le mie pubblicazioni di storia del periodo 1918/1946 che si trovano in vendita nelle librerie:
-- 8 settembre 1943 fine di un sogno di gloria. Editori dell'Acero, 2001 -- Dalla democrazia al regime 1919-1929 i primi anni del fascismo. Editori dell'Acero, 2003 -- Hitler e Stalin il tempo dell'amicizia e il tempo della guerra... Editori dell'Acero, 2004 -- Salò e l'Italia nella guerra civile. Edizioni Ibiskos, 2005 -- 25 luglio 1943 - La fine inconsapevole di un regime. Edizioni Ibiskos, 2007 |